
I suddetti portali sono siti di indicizzazione di file torrent e ed2k che permettono di risalire a file in libera condivisione, scaricabili tramite gli appositi programmi (torrent e emule). Il problema non sta tanto nella scelta di colpire la pirateria informatica, sicuramente illegale ma oggetto di profonde discussioni filosofiche da parte degli internauti, ma sta nel fatto che i portali che indicizzavano i suddetti file sono stati ritenuti colpevoli alla pari di coloro che ospitano e diffondono materiali protetti da copyright.
Si legge nel provvedimento: “l’immissione (di opere protette dal diritto d’autore, ndr) avviene rendendo disponibili sulle pagine web codici alfanumerici complessi del tipo torrent – in grado di identificare univocamente i singoli file relativi ad opere dell’ingegno protette dal diritto d’autore – ed indicizzando e promuovendo collegamenti detti “ed2k” ai file medesimi, in tal modo gli utenti registrati su detto sito sono in grado di scambiare tra loro copie integrali o parziali dei file stessi, il tutto con finalità di lucro rappresentato dagli introiti derivanti dalle inserzioni pubblicitarie a pagamento inserite sul sito (cd banner).”
...
“si configura il fumus di reato in relazione alla fattispecie di cui agli art 110 cp e 171 ter comma II lettra a bis della legge 22 aprile 1941 n 633 (la legge sul diritto d’autore ndr) e, in ogni caso, a quella di cui agli art 110 cp e 171 comma 1 lettera a bis della medesima legge”. Insomma, come se le opere fossero presenti sul sito stesso.
A rendere grave il provvedimento preso dal gip è la responsabilità dei provider (indicata dal gip stesso) italiani che permettono l'accesso a siti del genere.
Scrive Fulvio Sarzana (Il Fatto Quotidiano):
Per la prima volta in Italia viene prospettata al provider di accesso (e non a quello su cui risiedono le opere) una sanzione pecuniaria, in caso di inosservanza dell’ordine del giudice, sino a 250 mila euro, salvo conseguenze più gravi (semplicemente accennate nell’ordine inviato ai provider) che si possono intuire e che sembrano prefigurare una possibile responsabilità per favoreggiamento (come del resto accaduto a due provider italiani qualche tempo fa nel caso btjunkie).
Insomma, sembra che l'Italia abbia deciso di muoversi contro le violazioni di diritti della rete e, come sempre, lo fa nel modo peggiore possibile: censura imposta ai provider a danno dei clienti.
Fonti:
http://www.lidis.it/newsdetail.asp?ID=1310
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06/04/operazione-macchia-nera-l%E2%80%99italia-dichiara-guerra-al-filesharing/251515/
Fonti:
http://www.lidis.it/newsdetail.asp?ID=1310
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06/04/operazione-macchia-nera-l%E2%80%99italia-dichiara-guerra-al-filesharing/251515/
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